Quale festa per la Repubblica?

La stanchezza mi tiene a letto più del solito e mi vedo tutta la parata militare per la festa della Repubblica.

Che tristezza!

Se la rappresentazione simbolica della Stato resta ferma all’esaltazione dell’esercito, come nell’Ancien Régime, le istituzioni  democratiche non possono che uscirne mortificate e la società di conseguenza non può che arretrare sul piano della convivenza civile.

A scuola insegno che il sistema fiscale, l’amministrazione della giustizia e l’organizzazione dell’esercito fondano lo Stato formato dai sudditi, mentre la scuola, la sanità, la pubblica amministrazione sono le istituzioni che consentono di avviare il processo di passaggio alla cittadinanza. Lo Stato non come luogo difeso ai confini, ma come territorio sul quale abitiamo governato da un patto solidale fondato sull’esercizio dei diritti e tra questi il lavoro, l’istruzione e la salute sono quelli che caratterizzano meglio la vita della democrazia. Leggi tutto “Quale festa per la Repubblica?”

Parole per uno stupro

Da anni ormai avverto una sorta di reticenza a parlare di stupro (così come a parlare d’aborto) quasi che il silenzio possa diventare anche magica protezione del corpo, e lo è in parte, di quel corpo-parola che continuamente dobbiamo esporre nudo nei suoi sentimenti, nelle sue ragioni più intime e violate proprio da una mediazione verbale costretta ad interloquire secondo l’abito che altri hanno ritagliato per noi.

Ogni volta che parlo e scrivo di stupro mi trovo infatti a dover censurare immagini, suoni, gesti, parole che aderiscono alla mia storia come una seconda pelle per trovare quel giusto tono che consenta alle mie ragioni di essere “ragionevoli”. Leggi tutto “Parole per uno stupro”