Il riscatto di Europa

Una donna stuprata e ferita non resta fissata nell’esistenza di vittima, può riscattare la sua vita presa in ostaggio dalla violenza e riparare le fratture, ricucire gli strappi, curare le ferite.
Può perfino crescere figlie e figli nati dalla violenza e farne donne e uomini che rinnegano e mutano la cultura del padre, le leggi scritte e non scritte del Patriarcato.
Una donna può uscire dalla violenza, rialzare la testa, lenire il dolore, la mortificazione, può chiedere e accettare aiuto, può sottrarsi allo stupratore, al maschio violento che vorrebbe fissarla allo squarcio del possesso e cominciare a scrivere un’altra storia.
Un percorso individuale che può essere solo collettivo, può cominciare dentro una minuscola collettività di donne e ampliarsi fino a includere l’immaginario collettivo, la consapevolezza di donne e uomini, reti parentali e amicali, comunità dialoganti più che identitarie.
Le donne e gli uomini abitanti l’Europa posso oltrepassare la fissità del mito di una giovane donna oltraggiata da un dio maschio: le donne non sono più solo giovani prede a cui imporre il processo riproduttivo della specie (e quindi della cultura vigente), gli uomini non sono dei e possono uscire dall’immaginario eroico e violento che li inchioda al corpo a corpo con la morte attraverso la guerra costante all’alterità e quindi anche a sé perché ogni essere della specie umana è insieme un io e molte alterità.
Una donna, Ursula Hirschmann, sposata a Eugenio Colorni, ha portato il Manifesto di Ventotene all’antifascismo ancora clandestino, come ha ricordato Altiero Spinelli.
Quella donna, il suo entusiasmo e coraggio, le sue convinzioni politiche, i suoi passi in un mondo che dalla clandestinità ha conquistato la libertà sono già la rappresentazione concreta del riscatto di Europa.
Il mito si è fatto storia che cammina con i nostri passi, di generazione in generazione, un nome diventato comune fatto di molti progetti di donne e uomini che sanno unire buona volontà e pensiero critico. Non è facile né scontato, si tratta di scegliere ogni giorno.
Una politica comune ispirata ai principi del Manifesto di Ventotene, aggiornata con il pensiero femminista, l’unica grande cultura politica che non ha mai avuto la guerra tra i suoi principi e non si fonda su dichiarazioni astratte ma, concretamente, sulla gestione nonviolenta dei conflitti, è la strada sui cui ci stiamo muovendo, tra mille difficoltà, incertezze, boicottaggi.
Siamo in molte e molti a sapere che non c’è altra strada se vogliamo pensare al futuro.
Persone e popolazioni vogliono una vita degna di essere vissuta.
 
Pensando all’Afghanistan, alle donne e uomini in fuga che cercano asilo in Europa e sono già parte del nostro futuro con le loro scelte, con le nostre scelte.
 

Della violenza sulle donne

28 novembre 2009

Scrivo, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne e della manifestazione nazionale, non solo perché il fenomeno è di tale gravità che consideriamo un successo delle nostre lotte la giornata istituita da dieci anni per ricordarlo e purtroppo niente in questo momento ci fa pensare che si tratti di un appuntamento temporaneo.

Non solo perché in un paese che ha scelto di fondare sulla democrazia il proprio patto di convivenza, ogni cittadina e cittadino adulto è chiamato a concorrere con la sua individuale preziosa libertà di parola e di azione alla cancellazione della violenza come modo per regolare i conflitti, di qualsiasi natura. Leggi tutto “Della violenza sulle donne”