Il mondo comune delle donne (8 marzo 2009)

Cos’è accaduto a quel mondo comune delle donne in cui la molteplicità dei pensieri delle vite delle storie delle appartenenze navigava sul mare della solidarietà e del rispetto, sulla base dei diritti conquistati?

Dove sono finiti i vent’anni di straordinaria sperimentazione politica dell’Udi tra l’XI e il XIV Congresso, 1982-2003, il dibattito sul rapporto tra rappresentanza e rappresentazione, l’appartenenza non come dichiarazione ma come storia, biografia individuale che s’intreccia nella collettività tra convergenze e divergenze, le responsabilità condivise e mai individualmente affidate, il criterio della rotazione delle funzioni, la trasparenza dei bilanci, mai semplicemente economici? Leggi tutto “Il mondo comune delle donne (8 marzo 2009)”

Clandestina

Scivoli lungo i muri alzati intorno ai nostri asfittici cuori, ogni giorno, ogni notte.

Sull’autobus, il metrò, la bicicletta, dentro le strade incerte dell’alba, oltre le periferie del tramonto, ai margini delle sfavillanti centrali del consumo, nel cono d’ombra dei nostri turpi mercati, in balia del caso o della carità, o del nulla se ti ammali, senza diritto alla giustizia perché la tua vita è aggrappata alle catene dell’ingiustizia.

Ringrazi per il lavoro nero, l’affitto nero, il buco nero in cui ti costringiamo ogni giorno e ogni notte, sollievo alle nostre miserie di malati e vecchie, mani e sorrisi sapienti, nenie d’altri tempi e terre, per i bambini che non abbiamo tempo di accudire, erede di quei gesti di cura necessari che noi donne ricche non sappiamo contrattare sulla bilancia delle grandi agenzie che stabiliscono il valore della vita. Leggi tutto “Clandestina”

Attacco alla scuola pubblica

La scuola pubblica è uno dei fondamenti della democrazia

La scuola è stata, in questo Paese, l’istituzione che ha realizzato più di tutte il dettato costituzionale dell’uguaglianza fra i cittadini, impegnandosi a rimuovere gli ostacoli alla sua realizzazione.

Pur nelle difficoltà dovute a riforme parziali e finanziamenti sempre insufficienti, e tenendo conto delle differenze tra i vari ordini di scuola, tra i quali l’eccellenza è certamente della scuola elementare, la stragrande maggioranza delle e degli insegnanti ha lavorato per quella promozione umana sociale e culturale che ha consentito a bambine e bambini, ragazzi e ragazze, di qualsiasi condizione, di crescere in un luogo in cui si sono sentiti uguali nella possibilità della differenza. Leggi tutto “Attacco alla scuola pubblica”

Della passione per le divise

Quest’estate sembra scorrere sul ritmo del ritorno delle divise, utilizzate per diffondere un’immagine di sicurezza che uniforma il paesaggio urbano delle nostre città, per fortuna in pace, a quello drammatico delle tante guerre che continuano e cominciano.

A questa passione per l’uniforme non sfugge la scuola e il dibattito delle famiglie in vacanza trova argomento di viva discussione sul tema dell’introduzione del grembiule.

Il problema della scuola, che si aggrava di ministero in ministero, perché i problemi non risolti generano problemi, diventa così una banale opinione sul look di scolari e studenti. Leggi tutto “Della passione per le divise”

A chi serve il sette in condotta?

Penso che da un dettaglio si possa capire l’insieme di cui è fondamento (così è ad esempio il DNA per l’essere umano “in carne ed ossa”) e spesso un particolare che catalizza l’attenzione può essere considerato un sintomo di un processo più complesso e dalle implicazioni più antiche.

La divisa, lungi dall’essere una tipologia di abbigliamento utile, al quale si richiamano quelli che ne interpretano la funzione protettiva per i bambini che si sporcano molto (ma allora va bene un grembiule qualsiasi, perfino fatto da sé esercitando abilità dimenticate) è un abito che disciplina il corpo perché ignorando le specificità individuali esalta l’adesione a un modello, tanto che nell’esercito le differenze gerarchiche sono segnalate da piccoli accessori fortemente simbolici e, ma questo è il mio gusto, francamente ridicoli. Leggi tutto “A chi serve il sette in condotta?”

Difendere la legge 194

La periodica aggressione nei confronti della legge 194 rappresenta l’indicatore più evidente del progressivo degrado della vita politica, così come il costante attacco all’applicazione della legge stessa favorisce e s’intreccia con quella crescente violenza sulle donne che segnala il degrado della vita civile.

Le donne rispondono con mille forme di resistenza quotidiana e con la visibilità del multiforme mondo dell’aggregazione femminile, come abbiamo visto nell’ultima manifestazione.

Sappiamo tutte però che non basta. Leggi tutto “Difendere la legge 194”

Sicurezza

Dall’albero degli zoccoli[1]al reddito pro-capite tra i più alti d’Italia, il paese in cui vivo, simile ai tanti in cui è sbriciolata la popolazione della provincia di Bergamo, è passato dalla condivisione quotidiana della vita di cortile alla moltiplicazione di recinzioni muri cancelli inferriate sbarre e sistemi d’allarme.

Proprio al centro di questo paese, che non è nato da un piano urbanistico, ma dal progressivo intersecarsi di passaggi nell’originario agglomerato di quattro o cinque cascine, una della strade centrali, la più antica, è accompagnata su un lato da una lunga alta barriera di ferro su cui la fantasia grottesca del proprietario ha fatto affiggere per ben sei volte a distanza di due metri un cartello giallo fluorescente con la scritta “Attenzione. Cani da guardia addestrati sorvegliano questa zona, è molto pericoloso avvicinarsi“.

Leggi tutto “Sicurezza”

Tra responsabilità e cura

La storia in cui si riconosce l’occidente racconta l’origine della politica come contratto tra maschi liberi e autoctoni che hanno sedimentato da qualche secolo, per eredità di generazione, il diritto di proprietà e si misurano tra loro dentro un modello di Stato che governa, attraverso un sistema di patti regole e leggi, scritte e non, la personale e reciproca utilità.
La guerra e la sopraffazione sono incluse come legittimi mezzi di alternanza e/o condivisa sospensione delle regole civili a favore del militare, perché nel patto è implicito che le “utilità” legittimamente riconosciute non riguardano la conservazione delle vite umane individuali e certamente non quelle dei soggetti che non partecipano del patto stesso, più o meno variamente nei secoli: stranieri, schiavi, lavoratori, proletari, non possidenti, handicappati, neri gialli rossi, indigeni e, ovviamente, donne, cioè straniere, schiave, lavoratrici, proletarie, povere, handicappate, nere gialle rosse, indigene, ma anche possidenti, ereditiere, principesse. Leggi tutto “Tra responsabilità e cura”

Le donne con le donne possono davvero?

Non so se sono pacifista e nonviolenta, so per certo che sono le mie principali “culture di riferimento” insieme a quella femminista, nella mia vita la più radicata, e quella del movimento operaio, che ha segnato la mia crescita politica.
Per culture di riferimento non intendo un decalogo di imperativi o buone azioni, ma la lettura e progressiva crescita mia intorno alle opere che testimoniano le idee e la vita di alcune/molte alcuni/meno autrici e autori, non necessariamente quelle e quelli consacrati dal canone.
Non posso dire di me e delle mie pratiche perché penso che non bastino le dichiarazioni a illuminare le vite e la scrittura è insieme una straordinaria forma di sintesi e quindi di traduzione, un solido ponte per la comunicazione, ma anche un continuo rischio di tradimento, delle intenzioni come della realtà.
Anch’io comunque mi accingo a scrivere perché mi fa piacere poter scambiare pensieri oltre i confini ristretti che sono in grado di percorrere i miei piedi.
Leggi tutto “Le donne con le donne possono davvero?”