Forlì, 19 maggio 2022
Non mi sono mai definita filosofa e certo ancora oggi definirsi tale è un azzardo, comunque governato dalle istituzioni accademiche, alle quali non appartengo.
Questo termine è stato messo accanto al mio nome per un disguido nella comunicazione, di cui non ho responsabilità.
La definizione di filosofa non è un falso, come testimonia il mio curriculum, pubblicato sul mio blog, ma io mi ci sento a disagio e già questo disagio è un sintomo, e quindi un indizio, del mio rapporto con la filosofia.
Gli indizi, come sappiamo, sono fondamentali per la storia, sono gli indizi a guidarci nei territori omessi o censurati dalle mappe. Quindi posso spogliarmi del disagio e agire la nudità simbolica, che è anche condizione di libertà, solo esponendo il problema, che per me è anche parte dell’insofferenza per le definizioni, soprattutto quando enfatizzano una posizione sociale in una società che non ha mai smesso di riprodurre gerarchie di valore, con pesanti ricadute sulle condizioni materiali.
Parafrasando Judith Butler, che si chiede “A chi spetta una buona vita?”[1], possiamo chiederci a chi spetti parlare di filosofia in un paese che considera ancora la disciplina come oggetto di studio riservato alle scuole eredi del classismo (e sessismo, e razzismo), escludendo che possa interessare chi frequenta istituti tecnici e professionali: un assurdo, anche tenendo conto dei criteri scolastici, come se potessimo sapere chi ha il “talento filosofico” a quattordici anni.
La definizione che preferisco per me stessa è ‘insegnante’, un lavoro che ho svolto onestamente e nel quale ho espresso il meglio dei miei talenti; professione svalutata, mortificata e asservita che resta però lo snodo per definire la qualità umana e il futuro di un paese democratico.
Pensando a qualcosa da raccontare oggi, immediatamente i pensieri si sono aggregati intorno a tre parole chiave: POSIZIONAMENTO POSTURA PAROLA. Leggi tutto “Visioni del femminile: una postura politica Forlì 19 maggio 2022”