Per fermare Apollo dobbiamo vedere Dafne. A proposito della Mostra dell’UDI

Vorrei dare due spunti, che sono l’esito di quello che è stato a lungo il mio lavoro annuale a scuola, spunti che non enunciavo come assiomi ovviamente, ma facevo ricavare ai ragazzi e alle ragazze con il lavoro sulle fonti. Ho sempre insegnato in classi miste e solo negli ultimi anni a classi prevalentemente femminili.
Ecco i due spunti: uno di storia e uno di letteratura.
La prima questione riguarda la storia e le strutture profonde sedimentate nell’immaginario, che diamo per scontate nell’insegnamento.
Raccontiamo la storia come se le donne fossero state irrilevanti, figurine che appaiono qua e là, se e quando la loro eccezionalità non mette in discussione l’impianto narrativo.
Se invece proviamo a guardare le cronologie politiche nella lunga durata, dal codice di Hammurabi fino alle costituzioni contemporanee, possiamo rilevare un dato evidente:
tutte le formazioni politiche di governo del territorio che conosciamo, o che comunque studiamo nella storia che viene insegnata in tutti gli ordini scolastici, comprese le forme degli Stati moderni, si sono strutturate sull’esclusione delle donne dal governo delle risorse e sulla considerazione delle donne come corpi a disposizione:
·      per il soddisfacimento sessuale dei maschi
·      per la cura e manutenzione dell’esistenza di luoghi e persone
·      per il possesso della riproduzione umana, figli e figlie e quindi anche di tutti i dispositivi e le istituzioni di riproduzione culturale dell’umano, al fine di favorire la conservazione delle differenze sociali, gerarchiche e reddituali.
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L’ECONOMIA TRA CANCELLAZIONE E SFRUTTAMENTO DELLE DONNE (2015)

Relazione al Seminario nazionale dell’UDI: LASCIATECI LAVORARE
ROMA 8 maggio 2015
(pubblicato negli Atti: Lasciateci lavorare)
 
Parto da un’osservazione sedimentata nella cultura popolare femminile dentro cui sono cresciuta: mia madre ripeteva spesso, in dialetto bergamasco, che se una donna resta vedova rifiorisce, se un uomo resta vedovo si riempie di pidocchi.
I pidocchi erano il segno dell’abbandono di sé, della mancanza di cure, non della povertà ma proprio dell’incapacità di prendersi cura di sé.
Ora possiamo aggiornare l’osservazione popolare con la realtà del tempo di crisi, che vede la perdita del lavoro da parte di uomini e donne, spesso ancora lontani dalla pensione solo per l’innalzamento dell’età minima come requisito.
Quando gli uomini non lavorano rappresentano un problema sociale: ciondolano qua e là, si deprimono, bevono, si suicidano, pochi si dedicano al volontariato e pochi fanno i nonni.
Se le donne non lavorano, cioè se non vengono registrate come lavoratrici dai criteri del mercato del lavoro, in realtà sono sempre occupate. Non esiste la categoria del “ciondolamento” e le donne che non lavorano sono tutte variamente occupate in lavori della riproduzione famigliare e/o sociale, cioè fanno le nonne, le figlie accudenti, si impegnano nel volontariato sociale, si occupano del piccolo collettivo umano entro cui vivono e della manutenzione degli spazi, sia quelli privati che quelli sociali, di enti associazioni parrocchie luoghi di culto vari. Attività che s’innestano, spesso senza soluzione di continuità, con il lavoro nero di accudimento/manutenzione domestica, accudimento di bambini e anziani, assistenza di vario tipo.
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L’ECONOMIA TRA CANCELLAZIONE E SFRUTTAMENTO DELLE DONNE

Parto da un’osservazione sedimentata nella cultura popolare femminile dentro cui sono cresciuta: mia madre ripeteva spesso, in dialetto bergamasco, che se una donna resta vedova rifiorisce, se un uomo resta vedovo si riempie di pidocchi.I pidocchi erano il segno dell’abbandono di sé, della mancanza di cure, non della povertà ma proprio dell’incapacità di prendersi cura di sé. Leggi tutto “L’ECONOMIA TRA CANCELLAZIONE E SFRUTTAMENTO DELLE DONNE”

Intervento al XV Congresso Udi

Non interverrò sulle questioni politiche di cui mi occupo da molti anni e oggi con particolare impegno e passione, dalle forme della democrazia all’economia della riproduzione, dai diritti di bambine e bambini alla cittadinanza inclusiva, ecc.

Sono stata una delle due responsabili della sede nazionale che insieme all’attuale delegata ha costruito per tre anni il XIV Congresso al termine del quale ho scelto di non essere più attiva nell’Udi. Non condividevo le nuove scelte relative alla forma degli organismi dirigenti ma soprattutto non avevo il tempo, l’energia e le risorse economiche per continuare a sostenere le mie idee dentro l’associazione. Leggi tutto “Intervento al XV Congresso Udi”

A proposito di libertà, lettera alle donne dell’Udi Monteverde

Care Carla e tutte,

affido all’Udi Monteverde questa breve riflessione perché la inoltri a tutta l’Udi. Riflessione breve perché i tempi di lavoro e di vita non mi consentono di articolarla in modo più approfondito, che comunque non mancherò di fare appena possibile.

Le donne dell’Udi sono cittadine e possono fare ciò che vogliono. Se manca un dibattito politico che consenta azioni veramente condivise la responsabilità è di chi ha il compito di costruire espressioni condivise. Compito faticoso che richiede precise scelte, che certo non si può improvvisare.
Resta comunque la libertà di ogni donna e ogni Udi di rispondere agli eventi, che non sono mai interamente prevedibili, come ritiene opportuno. L’Udi non ha rappresentanti, ma solo deleghe su mandati di responsabilità, o mi sbaglio? Leggi tutto “A proposito di libertà, lettera alle donne dell’Udi Monteverde”

Riflessione per Udi Monteverde

L’Udi ha cominciato il percorso verso il XV Congresso.
Sono stata sollecitata a scrivere una riflessione e vorrei farlo dalla posizione di outsider che ormai occupo da molto tempo. Per capirci: non sono partecipe di nessun gruppo, ma appartengo certamente alla storia del movimento femminista italiano in generale e dell’Udi in particolare.
Grazie alla mia storia mi capita talvolta di  organizzare occasioni d’incontro tra donne nel luogo in cui abito.
Sull’appartenenza, come percorso di vita che s’intreccia alle scelte, l’Udi ha prodotto anni fa riflessioni significative e soprattutto lungimiranti rispetto alla deriva essenzialista (di stampo razzista) del localismo nazionalista in cui è caduto l’elettorato di entrambi i sessi, e non solo al nord. Leggi tutto “Riflessione per Udi Monteverde”

Passaggi di cittadinanza tra generazioni di donne

XIV Congresso dell’Udi- Modena, 8-9 febbraio 2003

Introduzione di Rosangela Pesenti

Abbiamo voluto un congresso lungo per dare il tempo ad ogni realtà dell’Udi di riemergere, rendersi visibile, riaprire la comunicazione per dare a tutte noi la possibilità di ricostruire un tessuto comunicativo che ci sostenesse nel pensare al futuro.

La prima tappa del Congresso ha segnato per me un mutamento di orizzonte perché all’Udi immaginata, sognata, evocata, dalle comunicazioni via via più fitte, si è sostituita l’Udi reale, le donne che al congresso hanno partecipato, sono intervenute, con cui ho vissuto momenti di intensa partecipazione emotiva, ma anche le donne che ci hanno scritto, che hanno ascoltato poi il racconto del congresso, che si sono attivate per allargare la partecipazione ben oltre le due giornate di Roma. Leggi tutto “Passaggi di cittadinanza tra generazioni di donne”

Fare politica, abitare la democrazia, vivere in pace

XIV Congresso Udi – Roma, 23-24 novembre 2002

Intervento d’apertura di Rosangela Pesenti

Mi ha emozionata l’intervento di Elisabetta, con cui ieri sera sono rimasta fino a tardi per montare la mostra dei manifesti, perché le sue parole sono il segno di un passaggio ma nello stesso tempo che questo è un Congresso vero, come lo sono stati tutti i Congressi dell’Udi, un appuntamento il cui esito non è già previsto.

Mi sono appassionata in questi due anni all’idea di preparare questo congresso, dopo una scelta sofferta dentro un’Udi di cui non riuscivo più a capire i confini, la collocazione, la politica e dove io stessa non sapevo più trovare un posto. Leggi tutto “Fare politica, abitare la democrazia, vivere in pace”

Gli archivi dell’UDI e una storia da raccontare

L’Unione Donne Italiane è la prima associazione femminile della Repubblica, di cui anzi la Repubblica stessa è un po’ figlia se le donne che hanno trasformato la propria militanza dai Gruppi di difesa, nati nella Resistenza, in un’associazione femminile autonoma, sono le stesse che hanno fortemente voluto uno Stato repubblicano in cui muovere i primi passi da cittadine, con la certezza del diritto di voto finalmente acquisito.

L’Udi, come la chiamiamo, con un acronimo ormai diventato da moltissimi anni un nome, è tra le poche associazioni ancora oggi diffuse, seppur inegualmente, su tutto il territorio nazionale. Diffusione che, anche nelle difficoltà politiche dell’oggi, le consente di rappresentare un insieme di luoghi eterogenei nel progetto politico locale, ma molto omogenei nella volontà di resistenza di una presenza politica femminile non omologata ai modelli delle mode periodicamente vincenti. La svolta politica dell’XI congresso (1982) – che azzera l’organizzazione gerarchica nelle singole sedi e nella dimensione territoriale e genera, come unico organismo dirigente, l’assemblea nazionale autoconvocata aperta a tutte – rappresenta un mutamento radicale che diventa nella storia dell’Associazione un evento periodizzante. Leggi tutto “Gli archivi dell’UDI e una storia da raccontare”