Della passione per le divise

Quest’estate sembra scorrere sul ritmo del ritorno delle divise, utilizzate per diffondere un’immagine di sicurezza che uniforma il paesaggio urbano delle nostre città, per fortuna in pace, a quello drammatico delle tante guerre che continuano e cominciano.

A questa passione per l’uniforme non sfugge la scuola e il dibattito delle famiglie in vacanza trova argomento di viva discussione sul tema dell’introduzione del grembiule.

Il problema della scuola, che si aggrava di ministero in ministero, perché i problemi non risolti generano problemi, diventa così una banale opinione sul look di scolari e studenti. Leggi tutto “Della passione per le divise”

A chi serve il sette in condotta?

Penso che da un dettaglio si possa capire l’insieme di cui è fondamento (così è ad esempio il DNA per l’essere umano “in carne ed ossa”) e spesso un particolare che catalizza l’attenzione può essere considerato un sintomo di un processo più complesso e dalle implicazioni più antiche.

La divisa, lungi dall’essere una tipologia di abbigliamento utile, al quale si richiamano quelli che ne interpretano la funzione protettiva per i bambini che si sporcano molto (ma allora va bene un grembiule qualsiasi, perfino fatto da sé esercitando abilità dimenticate) è un abito che disciplina il corpo perché ignorando le specificità individuali esalta l’adesione a un modello, tanto che nell’esercito le differenze gerarchiche sono segnalate da piccoli accessori fortemente simbolici e, ma questo è il mio gusto, francamente ridicoli. Leggi tutto “A chi serve il sette in condotta?”

Difendere la legge 194

La periodica aggressione nei confronti della legge 194 rappresenta l’indicatore più evidente del progressivo degrado della vita politica, così come il costante attacco all’applicazione della legge stessa favorisce e s’intreccia con quella crescente violenza sulle donne che segnala il degrado della vita civile.

Le donne rispondono con mille forme di resistenza quotidiana e con la visibilità del multiforme mondo dell’aggregazione femminile, come abbiamo visto nell’ultima manifestazione.

Sappiamo tutte però che non basta. Leggi tutto “Difendere la legge 194”

Sicurezza

Dall’albero degli zoccoli[1]al reddito pro-capite tra i più alti d’Italia, il paese in cui vivo, simile ai tanti in cui è sbriciolata la popolazione della provincia di Bergamo, è passato dalla condivisione quotidiana della vita di cortile alla moltiplicazione di recinzioni muri cancelli inferriate sbarre e sistemi d’allarme.

Proprio al centro di questo paese, che non è nato da un piano urbanistico, ma dal progressivo intersecarsi di passaggi nell’originario agglomerato di quattro o cinque cascine, una della strade centrali, la più antica, è accompagnata su un lato da una lunga alta barriera di ferro su cui la fantasia grottesca del proprietario ha fatto affiggere per ben sei volte a distanza di due metri un cartello giallo fluorescente con la scritta “Attenzione. Cani da guardia addestrati sorvegliano questa zona, è molto pericoloso avvicinarsi“.

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Tra responsabilità e cura

La storia in cui si riconosce l’occidente racconta l’origine della politica come contratto tra maschi liberi e autoctoni che hanno sedimentato da qualche secolo, per eredità di generazione, il diritto di proprietà e si misurano tra loro dentro un modello di Stato che governa, attraverso un sistema di patti regole e leggi, scritte e non, la personale e reciproca utilità.
La guerra e la sopraffazione sono incluse come legittimi mezzi di alternanza e/o condivisa sospensione delle regole civili a favore del militare, perché nel patto è implicito che le “utilità” legittimamente riconosciute non riguardano la conservazione delle vite umane individuali e certamente non quelle dei soggetti che non partecipano del patto stesso, più o meno variamente nei secoli: stranieri, schiavi, lavoratori, proletari, non possidenti, handicappati, neri gialli rossi, indigeni e, ovviamente, donne, cioè straniere, schiave, lavoratrici, proletarie, povere, handicappate, nere gialle rosse, indigene, ma anche possidenti, ereditiere, principesse. Leggi tutto “Tra responsabilità e cura”

Le donne con le donne possono davvero?

Non so se sono pacifista e nonviolenta, so per certo che sono le mie principali “culture di riferimento” insieme a quella femminista, nella mia vita la più radicata, e quella del movimento operaio, che ha segnato la mia crescita politica.
Per culture di riferimento non intendo un decalogo di imperativi o buone azioni, ma la lettura e progressiva crescita mia intorno alle opere che testimoniano le idee e la vita di alcune/molte alcuni/meno autrici e autori, non necessariamente quelle e quelli consacrati dal canone.
Non posso dire di me e delle mie pratiche perché penso che non bastino le dichiarazioni a illuminare le vite e la scrittura è insieme una straordinaria forma di sintesi e quindi di traduzione, un solido ponte per la comunicazione, ma anche un continuo rischio di tradimento, delle intenzioni come della realtà.
Anch’io comunque mi accingo a scrivere perché mi fa piacere poter scambiare pensieri oltre i confini ristretti che sono in grado di percorrere i miei piedi.
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GIORNI DI PALESTINA

Diario di viaggio 10 gennaio 2008


Sono stata in Palestina a natale, nelle vacanze di natale come diciamo noi insegnanti.

Sono tornata dalla Palestina muta, un silenzio che non riesco a rompere, un silenzio su cui s’incrostano come sempre i feroci ritmi quotidiani.

Feroci, uso parole inadeguate. Com’è andata mi chiedono, ma nessuna ha davvero voglia di ascoltare

Le fotografie che ho fatto sono ripetitive, muri macerie filo spinato.

Ho fotografato prigioni e gabbie perfino quando erano irrilevanti, fiori dietro la rete di un giardino, erba che cresce accanto a macerie come ce ne sono anche da noi. Ma quella è la Palestina. Un dolore che si rinnova dentro crescendo come una paralisi. Rinnova vecchi sogni in cui urlo in mezzo a tanta gente e nessuno ascolta.

Non riesco a dimenticare Nablus, forse perché era notte, forse perché eravamo passati a piedi da un check point , forse … Leggi tutto “GIORNI DI PALESTINA”

Lettera al ministro sull’assenteismo

Caro Ministro

Lei che, essendo alla guida della Pubblica Istruzione, può essere considerato il garante del nostro livello culturale medio, nonché promotore di eccellenze, non cada, la prego, nelle trappole del giornalismo più volgare che grida sguaiatamente i delitti ignorando quasi sempre la complessità di luoghi condizioni soggetti e certo non per deficit di competenze linguistiche o diplomi, ma solo per sottomissione alla logica del profitto, con l’esito di aggravare il deficit di cittadinanza.

Non so quanti siano gli insegnanti assenteisti o quelli “lazzaroni”, come amano dire gli evasori fiscali dalle mie parti, ma immagino, sostenuta da una trentennale esperienza nella scuola che, se ci sono, hanno certo goduto di qualche insigne protezione e molta omertà e non certo da parte di colleghi e studenti. Leggi tutto “Lettera al ministro sull’assenteismo”

Quale festa per la Repubblica?

La stanchezza mi tiene a letto più del solito e mi vedo tutta la parata militare per la festa della Repubblica.

Che tristezza!

Se la rappresentazione simbolica della Stato resta ferma all’esaltazione dell’esercito, come nell’Ancien Régime, le istituzioni  democratiche non possono che uscirne mortificate e la società di conseguenza non può che arretrare sul piano della convivenza civile.

A scuola insegno che il sistema fiscale, l’amministrazione della giustizia e l’organizzazione dell’esercito fondano lo Stato formato dai sudditi, mentre la scuola, la sanità, la pubblica amministrazione sono le istituzioni che consentono di avviare il processo di passaggio alla cittadinanza. Lo Stato non come luogo difeso ai confini, ma come territorio sul quale abitiamo governato da un patto solidale fondato sull’esercizio dei diritti e tra questi il lavoro, l’istruzione e la salute sono quelli che caratterizzano meglio la vita della democrazia. Leggi tutto “Quale festa per la Repubblica?”