Mi scrive una ragazza incontrata qualche anno fa, mi manda questo scritto e io le chiedo la possibilità di farlo conoscere perché ne abbiamo bisogno.
Ho appena parlato al telefono con un’amica che vive fuori dalla zona rossa in cui abito e mi ha raccontato di persone che fanno la movida, che trovano eccessivo sospendere le riunioni.
S. scrive a noi, specie umana, con affetto e coraggio perché ci vuole coraggio a pensare a noi, non contagiati, noi magari superficiali, distratti, che magari facciamo stupidaggini solo perché non portiamo la paura dalla pancia al cuore e dal cuore alla testa.
Sono in casa e non posso fare niente di utile per nessuno e S. mi dà l’occasione di fare la passaparola, sono contenta che lei mi affidi le sue parole per voi.
Come dico sempre, a me capita di conoscere solo donne speciali e lo sono perché scelgono di esserlo ogni giorno, in ogni circostanza.
Leggetela, è per voi.
Rosangela
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Come un abbraccio a distanza
Il mio primo 8 marzo in quarantena
penso a noi, donne,
penso alle donne tutte insieme e le penso una ad una,
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Spiluccando ricordi dell’8 marzo
Facebook mi ripropone un post del 6 marzo 2017.
Sempre attuale. Pane e rose, diritti e mimose. Esistere come donne nella lunghissima variegata concreta visionaria rivoluzionaria tradizione politica delle donne
LOTTO CONTRO LA MIMOSA???!!!!
VOGLIO PANE E ROSE, VOGLIO LE MIMOSE E LA RIVOLUZIONE
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Sette femminicidi e qualche connessione
Cinque donne uccise in due giorni, sei in una settimana, più un’altra fanno sette.
Ma non è un’emergenza.
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27 gennaio 2020
Mutare il sangue
in un ruscello di colore
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BUON 2020
In compagnia (giugno 2019)
Nella bussola impazzita del mio tempo
ignaro dell’eterno
guardo le due lancette appaiate
nei due versi dello stesso orizzonte
due curiosità, due direzioni
due visioni, due sponde, due illusioni
due occhi per uno sguardo
due piedi che si avventurano
per incontrarsi
quando si fermano i passi
due possibilità a un incerto crocevia
pensarsi due quando sei sola
è come essere in compagnia
I gradini. Monologo per il presidio del 25 novembre 2019
Non vi dico il mio nome, no, non ve lo dico, non voglio diventare famosa perché sono una vittima di violenza.
Leggete i nomi di quelle già morte e l’età, guardate l’età delle donne uccise, e il luogo. Ovunque.
Studiatele, una per una, non leggete solo i giornali, che non raccontano niente.
Io non ci sono ancora tra quei nomi, ma ci sarò, sicuro come il sole, ci sarò e non farete in tempo a salvarmi.
Per questo voglio raccontarvi la discesa.
Perché sì, è una scala, in discesa.
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Povertà e dintorni (novembre 2019)
Notizie apparentemente lontane, fatti che restano nonostante la notizia esca velocemente dalla ribalta: il perenne gender gap e il rapporto di Save the children sulla povertà infantile in crescita.
Provo a mettere insieme parole a caso: gender gap, contesto di eccellenza 4.0, carriere, infanzia a rischio, povertà educativa, evasione fiscale, spread, differenziali retributivi, 130 miliardi, flat tax, quota 100. In che modo viene costruita la povertà di bambini e bambine? In che modo viene mantenuta la maggiore povertà delle donne (e una costante quota di disoccupate)?
Quali e quanti sono i gradini tra ricchezza e povertà? Come si sedimentano le complicità?
Il neoliberismo ha coniato il latinorum economico che giriamo in bocca come una caramella senza capire che è dolce ma si tratta di veleno.
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