Molti inizi e nessuna fine
Metafore
Sogni e bisogni occupano insieme i territori dell’anima in modo inversamente proporzionale, come colture che trovano un precario equilibrio nella consuetudine un po’ rigida di una stabile rotazione.
Si annidano in tempi e stagioni alterne, talvolta misteriosamente in sintonia con quelle reali (sogni primaverili, grevi necessità invernali, pungenti desideri estivi, incalzanti bisogni autunnali) e attecchiscono contro ogni ragione aggrappandosi come l’edera infestante a certi muri riarsi della memoria.
Nell’età in cui gli anni trascorsi sono un terreno a lungo e faticosamente dissodato e i sogni scorrono ormai placidi nel reticolo ordinato dei canali, i bisogni sembrano fiorire come un ambiguo doppio, uno specchio che apre un bivio ad ogni passo confondendo le certezze dei percorsi consueti.
Bi-sogni, e la terra conosciuta si trasforma in un labirinto che rende inattendibili le nostre mappe.
Bi-sogni dentro cui si smarrisce il senso; significato, percezione, direzione.
Immagini
S’accampa la forma evanescente di una nuvola, vicina e lontanissima, splendente e mutevole, presenza discreta e potente. Viaggiando nella luce trasforma l’umore del paesaggio, produce chiaroscuri cangianti, i colori si addensano e si espandono in ombre vaghe, luminosità cupe dentro l’illusione di precise cimase: sogni. Incastonati nella notte che cala dietro gli occhi assopiti presidiano, come le nubi, il confine tra immensità e orizzonte.
I bisogni sono viottoli polverosi incassati tra campi di stoppie e foglie scurite dal’arsura. Bisogno d’acqua, fosse pure l’ira gelida di una tempesta che svilirà gli alberi nella spoliazione di un precoce autunno.
La nuvola spumosa del sogno s’incupisce nelle feroci sferzate di una grandinata quando il bisogno tormenta fino all’avvilimento di una supplica.
Appartenenze
Un tempo del sogno si era appropriata la psicologia, del bisogno l’economia.
Il sogno era la materia notturna che sollecitava un codice capace di decifrare l’altra storia, lo spazio di altre logiche, il viaggio fuori dai vincoli diurni; il bisogno era la durezza del quotidiano, l’indicatore della giustizia sociale (che pure evocava pane e rose per la sopravvivenza umana), la soglia delle necessità oltre le quali la logica del capitale diventava l’anticamera dell’inferno.
Ora tutto è confuso (almeno da noi nel cosiddetto occidente), il mercato produce, per la propria esistenza, subdoli sogni già perfettamente illustrati e patinati che hanno l’oscuro andamento delle quotazioni di borsa e la psicologia ci ricorda che senza la bellezza, la carezza, il sorriso che dica un qualche senso condiviso, la speranza di una primavera, si muore della stessa fame che produce la mancanza di cibo.
Non c’è ferita del corpo che non sia dell’anima e viceversa, così sogni e bisogni nascono dalla stessa materia che vive e muore dentro il crescere e svanire del proprio pensiero.
Incertezze
Mentre le scienze riempiono di nuovi dati il tempo lungo della specie e quello prevedibile degli individui, dai ritrovamenti fossili e archeologici alla mappatura del DNA, la lingua diventa dettagliata e incerta.
Lo scambio, nella comunicazione quotidiana, suscita diffidenze perfino quando i segni sembrano rimandare a significati condivisi nella stessa cultura.
Se il sogno è radicato nella polisemia di una storia mai interamente presente e decifrabile dalla coscienza, prodotto immaginario che si nutre di realtà, di cos’è fatto un bisogno?
E se il bisogno è un’urgenza che lacera e ossessiona senza intaccare spesso la sopravvivenza, se è l’acuta percezione di una mancanza intorno a cui si organizza comunque lo scorrere del quotidiano, aggrappato ai mille appigli dei ritmi sociali, dei doveri, dei piaceri consentiti dai rituali correnti, cos’è allora il sogno?
Elenchi
Non è possibile stilarne, nemmeno dei sogni notturni che ricordiamo, depositati nella sfuggente approssimazione delle parole.
I sogni ad occhi aperti possono suddividersi tra un’agenda per la politica e allora si tratta di bisogni, per la maggior parte urgenti, e i grumi residui di una storia personale che al fondo è spesso la terribile e necessitata condizione di non poter mai coincidere con sé.
I primi richiedono patti e convenzioni pubbliche, solitarietà dichiarate e praticate, scelte condivise e agite, gli altri possono esporsi solo nell’intimità che è davvero tale se non chiede tante e solo e sempre parole.
E’ tempo che la politica prenda in carico, insieme ai bisogni, i piccoli sogni che chiedono programmi precisi e non propongono costi ma solo spostamento di risorse e guadagni.
Domande
Come il giorno e la notte, sogni e bisogni si alternano disegnando lo sfondo su cui recitano la loro parte i nostri pensieri.
Sono i diversi scenari, i fondali, i paesaggi, gli ambienti dentro cui vivono e crescono e mutano le nostre storie con i loro piccoli grandi eventi che danno forma ai ricordi.
Sono la musica di sottofondo, la persistenza di una melodia che accompagna e costringe, spazio e limite, possibilità e determinazione, ritmo e aritmia del cuore, immensità del sentire e frequenza del respiro, la carta bianca (foglio o file) che dona una piccola durata alla parola, il tessuto su cui tracciamo rammendi o arabeschi di senso, la carta velina o da pacco che avvolgono doni o derrate, scatole o scrigni.
Sembra che il destino sia disegnato dalla sequenza del bisogno, eppure non c’è necessità del nascere e quindi ogni vita è più simile alla materia del sogno.
In Marea 2/2006